Da l'alto de la vetta guarda,
come da un grande balcone aperto,
lo splendore azzurro del golfo di Taranto.
Il viaggiatore che passa di lontano,
scorge sul colle che si eleva sulla vasta pianura,
le sue case bianche ed appollaiate.
La dicono, la spia delle Puglie
Mottola è una graziosa cittadina che si affaccia sul Mare Jonio dall’alto del bordo dell’altipiano della Murgia. Infatti con i suoi 387mt sul livello del mare, dalla rotonda di Mottola, la zona panoramica, è possibile abbracciare con lo sguardo tutto il golfo di Taranto. In alcuni giorni, chiari e ventosi si possono addirittura scorgere i monti della Calabria, regalando uno scenario mozzafiato grazie al connubio mare-monti. Il paese per la sua vicinanza a Taranto ha subito nel corso dei secoli l’influenza della capitale della Magna Grecia e proprio in pieno centro storico sono state trovate delle mura di matrice greca del IV secolo a.C. Il paese si sviluppa a gradoni tendendo circolarmente verso il centro storico con il caratteristico centro storico anche chiamato borgo medievale di Schiavonia per il ripopolamento che si ebbe nel corso del XVI secolo per l’arrivo di genti balcaniche che fuggivano dai Turchi. L’arco jonico-tarantino ha come caratteristica geografica e paesaggistica le gravine, profonde incisioni che discendono dalla Murgia verso il mare. La spettacolarità di questi veri e propri canyon ha promosso la formazione del Parco Regionale delle Gravine, un territorio che si apre a ventaglio con perno principale la città di Taranto.
L’impatto dell'uomo su questi ambienti, per la difficile accessibilità è sempre stato minimo e ciò ha permesso la conservazione di un ambiente naturale altrove scomparso. Quest’effetto oasi ha ugualmente permesso la preservazione di insediamenti rupestri, in alcuni casi veri e propri villaggi che soprattutto durante il medioevo sono fioriti lungo questi valloni. Mottola può vantare la presenza nel suo territorio innumerevoli insediamenti rupestri, tanto da è stata chiamata in passato con l’epiteto di “Terra delle grotte di Dio”.
I villaggi rupestri di Petruscio e Casalrotto sono un vero connubio di storia e natura e sono altamente suggestivi ma anche le chiese rupestri ubicate fuori da questi villaggi sono altamente significative e di grande interesse. Le più famose sono: la chiesa rupestre di San Nicola, detta anche la cappella sistina rupestre dovuta alla grande quantità di affreschi presenti al suo interno, la chiesa rupestre di S.Angelo, la chiesa rupestre di Santa Margherita e la chiesa rupestre di San Gregorio. A fare da cornice alla presenza delle molte chiese rupestri ci sono degli estesi boschi che ricoprono quasi un terzo del territorio comunale di Mottola.
Le Gravine di Petruscio e le Lame di Casalrotto, San Sabino, San Vito, Le Grotte, invece, custodiscono le numerose chiese rupestri tra cui spiccano quella di Santa Margherita e di San Nicola, quest’ultima tanto ricca di icone e affreschi da meritarsi la definizione di “Cappella Sistina della civiltà rupestre”
Infatti gli antichi villaggi rupestri di Casalrotto e Petruscio si conservano intatti lungo le gravine di Mottola. Lungo il fianco delle gravine, grotte, abitazioni primitive e chiese rupestri si aprono nella roccia: è una vera e propria finestra sulla storia, quella che si ritrova in territorio di Mottola, nei villaggi ipogei di Casalrotto e Petruscio, attraversati da sentieri, scalette, con magazzini e impianti artigianali, pozzi, cisterne, canalizzazioni, scoli e sepolcreti organici con tombe familiari.
Utilizzati non solo a scopo abitativo, ma soprattutto come luoghi di culto, i villaggi custodiscono ancora chiese, santuari e cripte rupestri, affascinanti esempi di architettura sotterranea in cui si recuperano elementi architettonici e decorativi propri degli edifici di culto ipogei di tradizione greco-bizantina e latina, tra cui alcuni splendidamente affrescati. Da non perdere, all’interno del complesso di Casalrotto, è la chiesa rupestre di San Nicola e i santuari rupestri di San Cesario, Sant’Apollinare, Sant’Angelo e la Cripta di Santa Margherita. Punti focali del villaggio di Petruscio sono, invece, le tre chiese, dei Polacchi, di Petruscio, la “Cattedrale” e inoltre la Casa dell’Igumeno, il capo della comunità ecclesiastica, la Prigione e il Rifugio De Rosa, utilizzato nell’Ottocento come rifugio dall’omonimo brigante.
La visita delle chiese rupestri di Mottola resta un’occasione unica e affascinante per immergersi in atmosfere medievali alla scoperta di preziosissimi scrigni custodi di oltre mille anni di arte e storia.
Nel cuore del villaggio rupestre di Casalrotto a Mottola, la chiesa rupestre dedicata a San Nicola è stata scavata nella roccia nel nono secolo e si trova nei pressi dell’antica strada consolare, chiamata “via tarantina” nel Medio Evo. La bellezza dei suoi affreschi, ripuliti una prima volta nel 1972 e restaurati nell’agosto del 1989, dopo il furto vandalico di alcune teste delle icone murarie, l’hanno fatta definire la Cappella Sistina della civiltà rupestre nel Meridione d’Italia. In verità, in questa chiesa rupestre ci troviamo di fronte alla più completa e stupefacente pinacoteca dell’arte sacra popolare pugliese, che riesce ad evidenziare compiutamente le testimonianze degli svariati influssi teologici ed artistici di marca orientale e latina, a cavallo di quasi quattro secoli di Medioevo. La chiesa si trova sul ciglio della gravinetta ed è possibile accedervi attraverso scale ricavate nella roccia ed adattate dalla recente struttura in ferro predisposta dalla Soprintendenza.
Quello di San Nicola si può definire un santuario ipogeo del tipo cruciforme inscritto, e l’impianto arcaico di tipo altomedievale ha fatto ipotizzare confronti con le chiese siriache del VI secolo, soprattutto per la divisione dell’aula in tre navate di due campate a mezzo di due soli massicci pilastri.
Chiesa, dalla insolita planimetria, è estremamente suggestiva e rappresenta una vera e propria “perla” della civiltà rupestre. E’ ubicata circa un chilometro ad est della masseria di Casalrotto ed è scavata sulla parete sinistra della omonima lama.
Si giunge all’interno della cripta dopo aver goduto della vista della selvaggia e prorompente vegetazione spontanea della gravina e dopo aver attraversato uno stretto camminamento a strapiombo sul burrone. Un piccolo antro ipogeo sottostante l’ingresso è probabilmente a destinazione funeraria.
La chiesa rupestre di Sant’Angelo, all’interno del villaggio rupestre di Casalrotto “capitale della civiltà rupestre”, è un unicum in Italia dal punto di vista architettonico, per i suoi due piani ipogei, di cui il sottostante a destinazione funeraria (esempi analoghi sono presenti in Asia Minore). La chiesa presenta un pronao (piccolo atrio) scoperto nella parte antistante l’ingresso ed una celletta alla sua sinistra, probabilmente riparo del custode, collocata presso una cisterna per la raccolta delle acque. Alla chiesa si accede attraverso un doppio ingresso, di cui quello a destra è ornato da una duplice ghiera.
La chiesa rupestre seminterrata di San Gregorio si affaccia in un complesso grottale molto esteso – che comprende nelle immediate vicinanze le due chiese rupestri della Madonna delle Sette Lampade e la chiesa della Madonna degli Angeli – anche se sicuramente meno imponente degli scenari di molti altri insediamenti rupestri mottolesi. In compenso, l’interno del tempietto presenta caratteristiche architettoniche ed iconografiche di grande pregio e monumentalità, che lo hanno reso giustamente famoso presso gli studiosi e gli storici dell’arte.