Massafra

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Sospesa tra fede e leggende, gravine e lame profonde, Massafra custodisce i suoi tesori più antichi nella roccia. Per la vastità e la bellezza dei suoi complessi rupestri, Massafra è anche chiamata la “Tebaide d’Italia”. Situata nell’entroterra a nord di Taranto, infatti, la città è solcata da una serie di suggestive gravine e lame di origine carsica. La Gravina di San Marco in particolare divide in due parti il paese collegate da ponti e attraversamenti che regalano scenari incantevoli. Riti pagani e culti religiosi si sono alternati nel corso dei secoli e Massafra ne riporta i segni nel proprio territorio con uno dei più vasti e affascinanti complessi rupestri che si dipanano sul lato orientale della Gravina di San Marco dove si trova la Chiesa rupestre di Santa Marina, e su quello occidentale dove è incastonata la Chiesa a grotta di Sant’Antonio Abate.
Bisogna prendere la strada provinciale per Martina Franca, invece, per ammirare la Gravina della Madonna della Scala che deve il nome al santuario e comprende diverse unità abitative a corollario del vasto ipogeo.

Il castello di Massafra

Il castello di Massafra si trova nel centro storico di Massafra, in località lo Pizzo  e si affaccia sulla gravina San Marco. La sua struttura e i motivi architettonici sono simili ad altri castelli  pugliesi, con quattro torrioni disposti a quadrilatero e legati da cinte murarie. Le torri più antiche sono a pianta circolare mentre il torrione a sud-est è ottagonale

Santuario della Madonna della Scala

Una scenografica scalinata monumentale s’inerpica sulla gravina a introdurre l’affascinante Santuario della Madonna della Scala a Massafra. Sono 125 i gradini che si arrampicano sul fianco orientale della gravina di Massafra e consentono l’accesso al magnifico Santuario della Madonna della Scala, affascinante luogo di culto intitolato alla santa patrona protettrice della città dal 1776. La storia del santuario trae origine dalla leggenda del Miracolo delle Cerve, secondo cui, intorno al Trecento, due cerve braccate dai cacciatori s’inginocchiarono nel punto in cui fu ritrovato un affresco bizantino della Vergine. In memoria dell'evento, nel luogo del miracolo fu eretta una piccola cappella.
Custodito su un blocco di pietra calcarea nel settecentesco altare maggiore, l’affresco è ancora oggi il cuore del Santuario, sontuoso edificio in stile barocco e neoclassico, con pianta a croce latina e tre navate con volte a vela, scandito da massicci pilastri. Il fondo della gravina era noto come Valle delle Rose per la vegetazione spontanea e le erbe officinali che crescono in prossimità del fiume che l'attraversa. Qui un tempo sorgeva un villaggio rupestre formato da oltre duecento grotte, raggiungibile dal sagrato della Chiesa.

Chiesa Rupestre di San Marco

Lungo l’omonima gravina, in territorio di Massafra, si apre la chiesa rupestre intitolata a San Marco, scavata nella roccia intorno al IV secolo e, in seguito, decorata con iscrizioni e semicolonne nell’ultimo periodo di dominazione bizantina, nel XII secolo.  È l’effigie del santo titolare, trionfante sul pannello devozionale dell’ingresso, ad accogliere il visitatore nella cripta, scandita da due navate separate da pilastri centrali e da un presbiterio terminante con due absidi. La struttura appartiene allo schema delle chiese fornite di due absidi gemelle, di cui quella destra è una cattedra probabilmente riservata al committente. La seconda abside avrebbe svolto una funzione di protesi per la preparazione del rito eucaristico e la conservazione delle suppellettili liturgiche. Dalla finestrella aperta appena sopra la prima abside, inoltre, i raggi di sole illuminano tutta la navata destra, creando un’atmosfera suggestiva, episodio insolito nell’architettura rupestre.

Cripta di Santa Marina

La Cripta di Santa Marina di Massafra è considerata una delle maggiori chiese di tipo basilicale. Adagiata sullo spalto sud orientale della Gravina di San Marco a Massafra, la cripta di Santa Marina è inserita in un insediamento di vaste proporzioni, frequentato dall’alto medioevo fino all’Ottocento, ipotesi confermata dalla presenza del cenobio e di numerose sepolture.
Il presbiterio termina con tre absidi, dove campeggiano altrettanti altari, due parietali, tipici del culto latino, e uno di culto greco. La stessa planimetria mostra chiari influssi orientali e la denominazione della cripta, intitolata a una santa appartenente alla tradizione bizantina, non fa che confermare l’ipotesi. Un tempo, le pareti erano completamente ricoperte di affreschi come testimoniano i resti delle raffigurazioni di Santa Margherita, Santa Marina e Cristo Giudice, risalenti al Trecento.

Chiesa Rupestre della Candelora

L’architettura della celebre chiesa rupestre – attualmente alterata dalla distruzione della facciata, avvenuta alla fine dell’800 – presenta una pianta inversa, con due pilastri che dividono la sala in tre navate e sei campate, ciascuna avente la volta diversamente decorata. La calotta absidale, attualmente scomparsa, con due nicchiette laterali in funzione di prothesis e diaconicon, era posta nel bema orientato verso est presso la navata sud, alla sinistra dell’ingresso centrale. La posizione del bema testimonia che si è rispettato l’orientamento liturgico, e questo fa datare la sua escavazione alla fine del XII secolo. La Candelora è famosa per i suoi dipinti parietali che sembrano ricalcare i modelli decorativi della Cappadocia rupestre.
I dipinti sono posti nelle arcate cieche e sulla parete orientale e il più noto fra essi rappresenta la Presentazione al Tempio o Hypapanté, di scuola comnena e risalente alla prima metà del XIII secolo, unica scena cristologica tra i soggetti delle icone murali del tempio. Accanto, di estremo interesse è anche la presenza di una raffigurazione della Vergine che con la mano accompagna il Bambino che porta in mano un cestello contenete pani o uova, probabilmente una rappresentazione dell’antico tema bizantino del Cristo Trofeo o del nutrimento spirituale (XIII-XIV secolo); ai suoi piedi due figurine di committenti, probabilmente marito e moglie. Nella parete settentrionale le arcate ospitano, da destra a sinistra, il dittico di San Nicola pellegrino e Santo Stefano, avente anch’esso ai piedi una figura di committente in abito bianco sacerdotale, ed una Madonna con Bambino, posta tra due immagini di San Nicola.
Tutte queste pitture sacre sono databili tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, come pure sulla parete occidentale le icone di San Giovanni Evangelista, San Pietro, Sant’Antonio Abate, San Marco – anch’esso ha ai piedi una figura di committente con incensiere – ed una Vergine col Bambino in trono o Platitera.

Chiesa rupestre di Sant’Antonio Abate

Il grande complesso ipogeo è costituito in realtà da due chiese rupestri adiacenti, collocate nel piano interrato dell’ex ospedale Pagliari. L’invaso attuale è dovuto alla loro fusione, tramite l’abbattimento del diaframma di roccia che le separava. Ambedue le chiese sono binavate, con le absidi orientate ad est. La più antica delle cripte, la cui escavazione potrebbe risalire al X-XI secolo, è quella posta più a sud, e presenta il bema quadrangolare rialzato con abside semi-circolare, molto probabilmente, in origine, corredato da una iconostasi in legno e che sembra riconducibile al rito greco.
Il rito latino veniva officiato nell’altra chiesa, che mostra, nell’abside a fondo piatto, un altare barocco del XVIII secolo, sovrastato da un affresco di Sant’Antonio Abate, datato allo stesso periodo. Al XIV-XV secolo risalgono gli affreschi del Beato Papa Urbano V, che reca in mano una tavoletta con i volti dei santi Pietro e Paolo, l’Annunciazione, posta a sinistra dell’ingresso, un altro affresco di Sant’Antonio, e quello di San Giacomo, vestito da pellegrino. Nella cripta più antica, ai lati della porta d’ingresso, sono dipinti, a sinistra, San Nicola e, a destra, Santa Caterina (XII-XIII secolo).
Nella parete meridionale campeggia la raffigurazione di Sant’Eligio, affiancato da un dittico con Santa Elena e San Leonardo e, quindi, un grande affresco di San Nicola ed una Vergine col Bambino. A fianco del bema si apre una grande nicchia ove è raffigurata la Crocifissione con la Trinità. Prima del bema è ancora affrescato San Giacomo apostolo, mentre nel presbiterio, da destra a sinistra, troviamo le immagini di una Annunciazione, di San Pietro Martire, del Pantocratore in déesis, di un altro dipinto di Sant’Antonio Abate e, quindi, di un San Vito, di una Crocifissione e di  un Santo Stefano. Gli affreschi del bema sono stati datati al XIV-XV secolo.

Chiesa rupestre di San Leonardo

La chiesa ipogea ha origine con ogni probabilità da una tomba a camera d’età classica, riadattata a luogo sacro in età altomedievale. Vi si accede attraverso un corridoio o dromos in discesa ed attualmente presenta una vasta aula rettangolare con un solo pilastro quadrangolare.

La volta è piana e parzialmente crollata; ad est vi è una semi-iconostasi e quindi il bema, leggermente rialzato, che presenta l’abside semicircolare, ed il solo diaconicon alla sua sinistra. Infatti, l’escavazione, alla destra dell’abside, della prothesis – l’altro elemento costante dell’architettura bizantina del bema – sembra essere stata interrotta per dissesti statici nel banco di roccia.
Notevole la dotazione degli affreschi sacri della chiesa rupestre: a partire da sinistra, sul setto iconostatico troviamo effigiati i resti dei ritratti degli apostoli Sant’Andrea e San Pietro, quindi un santo diacono, probabilmente Santo Stefano; sul primo pilastro, un San Nicola, affiancato dall’Arcangelo Gabriele sul muretto semi-crollato di accesso all’abside, e la Vergine Annunziata sul setto opposto, affiancata al pilastro, ove restano labili tracce di una aureola. Nel sottarco tra i due pilastri sono dipinti dei Santi Medici San Cosma (a destra) e San Damiano (a sinistra), di influsso comneno, risalenti al XIII secolo. Anche il San Paolo Eremita e il Sant’Antonio Abate, affrescati nel sottarco tra l’aula e il diaconicon, appartengono all’arte bizantina conservatrice di questo periodo.

Nell’abside è effigiata una bella rappresentazione di scuola bizantina del Pantocratore in déesis risalente al XIV secolo. Tracce di altri affreschi sono rinvenibili sul pilastro dell’aula e sulla parete ovest della cripta, quest’ultima raffigurante, molto probabilmente, una Annunciazione.