Nella gravina a ridosso del centro abitato, un paesaggio di straordinario fascino conserva ancora primitivi insediamenti scavati nella tenera roccia tufacea. Il casale si sviluppò come insediamento rupestre scavato nelle grotte di tufo e ancora oggi se ne possono ammirare le tracce nelle suggestive decorazioni parietali.
A sud dell’abitato, sul versante occidentale della gravina, il villaggio della Rivolta, abitato sino al tardo medioevo, è un insieme di case-grotta interamente scavate nella roccia e disposte su cinque piani sovrapposti. Si tratta di un complesso sistema urbanistico in rupe caratterizzato da numerosi ambienti ipogei, cisterne, strade, scalinate e ancora jazzi e giardini pensili. Alcune delle abitazioni primitive conservano anche nicchie, anelli, mangiatoie e abbeveratoi.
Il versante opposto era invece riservato al culto, come dimostrano gli insediamenti di Santa Sofia e Santa Barbara, questa risalente al Duecento e caratterizzata da un vestibolo e tracce di affreschi sulle pareti. Tra i luoghi di culto ci sono anche le chiese di San Bartolomeo, Mater Domini, San Marco, San Vito Vecchio, San Pietro, San Felice, San Giovanni da Matera e la cripta di Eliseo.
La Chiesa madre di Ginosa, con la facciata in tufo locale e l’alto campanile, fa tutt’uno con il paesaggio naturale all’ombra della gravina.
La chiesa matrice di Ginosa, edificata nel Cinquecento per omaggiare la Madonna del Rosario, si trova ai piedi della gravina, circondata dalle abitazioni tradizionali e interamente realizzata in tufo locale, tanto da sembrare parte della vegetazione.
Il sagrato ha uno scenografico affaccio sulla gravina. Dei due ingressi, quello principale è preceduto da cinque gradini, fra colonnine laterali che terminano con capitelli ornati da teste d’angelo. Spicca il profilo del campanile, sormontato da una torre piramidale con una lanterna.
All’interno la chiesa è a tre navate, divise da due pilastri e attraversate da archi a tutto sesto e a sesto acuto. La navata centrale è coperta da volta a botte e termina con il presbiterio che accoglie l’altare maggiore, nell’interno il coro e a mezza altezza l’organo. Opera di Saverio Ierace è l’affresco di San Martino.
Domina il centro storico di Ginosa, il maestoso castello normanno, antica fortezza difensiva della città.
Arroccato sulla rupe che sovrasta i villaggi rupestri di Rivolta e di Casale, il castello normanno di Ginosa, realizzato da Riccardo d’Altavilla, domina la città vecchia, conservando l’originaria posizione strategica scelta per prevenire gli attacchi dei saraceni.
Ampliata e mutata in palazzo signorile nel ‘400, la maestosa fortezza è collegata alla via principale della città attraverso un ponte a quattro arcate, costruito su un largo fossato. All’interno, il castello ha salvaguardato tutte le caratteristiche di una dimora nobiliare, mentre i sotterranei, con un reticolo di antri e caverne, antiche carceri del fortino.
A circa 4 chilometri dal centro urbano di Ginosa, si trova il Parco Archeologico di Santa Maria Dattoli, importante sito ricco di storia, pluristratificato, emerso solo di recente, durante le campagne di scavi effettuate tra il 2006 e il 2008. Sono due i nuclei principali del parco, di cui il principale si dispone intorno all’omonima chiesa medievale, dimora dei monaci benedettini, che la dotarono di uno splendido affresco nel XII secolo, raffigurante il Cristo Pantocratore. Accanto all’edificio di culto, si ritrova l’abside della chiesa paleocristiana, risalente al IV secolo dopo Cristo, e l’antiquarium, dove sono custoditi i reperti rinvenuti in corso di scavo. Il secondo nucleo è costituito dall'area di scavi in cui nel 2008 è stato portato alla luce un ninfeo romano, risalente al II secolo avanti Cristo e collegato a un coevo acquedotto romano.