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La Madonna Nera di Viggiano

“So venuto da lunga via e Maria non mi pento.
O che dolore mi sento di lasciarti a te.”

Prima domenica di maggio - prima domenica di settembre

Il pellegrinaggio

Il pellegrinaggio alla Madonna Nera del sacro Monte di Viggiano viene effettuato ogni anno in due tempi separati: la prima domenica di maggio una processione solenne porta la statua dalla Chiesa di Viggiano al santuario sul sacro Monte - posto a 12 km dal centro abitato ad una altitudine di 1725 metri - poi, la prima domenica di settembre, con un percorso inverso la statua torna dal sacro Monte alla Chiesa Madre di Viggiano. L'usanza di traslare la statua della Vergine da Viggiano alla montagna soprastante deriva, stando ad una versione delle leggende raccolte, da un fenomeno miracoloso: la statua, al termine dei lavori di costruzione della Cappella sul Monte, sarebbe stata trasportata da una forza invisibile a Viggiano dove fu eretta per questo la Chiesa Madre. Ma la successiva domenica di maggio la Madonna si sollevò e tornò in cima al Monte, a significare la sua volontà di rimanere per una parte dell'anno nel paese e per alcuni mesi sul Sacro Monte. Occorre però sottolineare che leggende molto simili a questa si ritrovano in molti altri culti di Madonne "itineranti".

Secondo numerose fonti la storia della Madonna Nera di Viggiano è strettamente connessa alla presenza bizantina: a partire dal VI secolo, con la dominazione orientale arrivarono anche i primi monaci dall'Asia Minore, i quali potrebbero aver introdotto nell'Italia meridionale sia la forte devozione alla Vergine che le icone raffiguranti la "Madonna col bambino" come quella di Viggiano. Si tramanda che durante un assedio dei Saraceni i fedeli nascosero sul monte sovrastante Viggiano la statua lignea della "Madonna Nera", sottraendola alla mano degli infedeli e, sempre secondo la leggenda, molti secoli dopo - fra il XIV e XV - alcuni pastori notando sul monte delle lingue di fuoco ritrovarono la statua della Madonna. La tradizione popolare indica il luogo del ritrovamento in una buca che si trova esattamente dietro l'altare della Cappella che oggi ospita la statua della Madonna da maggio a settembre. Una volta ritrovata, la statua della Madonna fu portata a Viggiano e collocata in una piccola cappella denominata S. Maria del Deposito - in seguito Chiesa Madre di Viggiano - consacrata nel 1735. Nel 1965 questa fu elevata a Basilica minore pontificia e la Madonna di Viggiano proclamata Patrona e Regina delle genti lucane.

La statua custodita oggi a Viggiano ha sicuramente subito molti interventi nel corso dei secoli e da restauri effettuati risulta che il volto scuro e il busto siano precedenti al resto. La statua, interamente rivestita d'oro zecchino, fuorchè i volti, le mani ed i piedi del Bambino, nella sua composizione attuale richiama fortemente la Nikopoia - tipologia di icona bizantina in cui Maria è rappresentata frontalmente, seduta in trono e con il Bambin Gesù in braccio - e i lineamenti stessi della Madonna ricordano fortemente i volti ritratti nelle icone bizantine. Una particolarità è costituita dal fatto che sia la Madonna sia il Bambino hanno entrambi in mano un globo, la Madre nella mano destra e il figlio nell'altra.

Traslazione di andata, prima domenica di maggio

Nel pomeriggio del sabato la Madonna Nera, accompagnata dalla banda, dagli stendardi e dai fedeli e dalle autorità civili ed ecclesiastiche, viene spostata dalla Chiesa Madre di Viggiano alla Cappella di San Sebastiano dove, fino alle 6 del mattino seguente, sarà vegliata dalle donne del paese che alterneranno recitazione di preghiere e invocazioni al canto. La mattina della domenica, terminata la veglia alle 6 e dopo la messa sul piazzale, parte il lungo cammino del pellegrinaggio verso il sacro Monte che attraversa Viggiano ed esce dal centro abitato sugli antichi tratturi, salutato da mortaretti e fuochi d'artificio. Il corteo è aperto da due portatori che sostengono ciascuno una lunga pertica con bandiere bianche con ricami dorati, nastri e fiori, la statua della Madonna è collocata in una antica teca che viene issata con due lunghi travi e che i portatori dicono pesare in tutto 12 quintali. I portatori sono organizzati in diverse squadre di 12 uomini per potersi dare il cambio durante il percorso accidentato e fortemente inclinato. Lungo la "strada della Madonna", così viene chiamato il percorso del pellegrinaggio, sono dislocati 8 "poggi" -basi costruite appositamente per poter poggiare la Madonna e consentire ai portatori di riprendere le forze- che hanno anche l'importante funzione devozionale di momenti di sosta in cui porgere alla Madonna l'omaggio di invocazioni e preghiere accompagnati con il canto e le sonate delle zampogne e delle ciaramelle.
I due portatori con la lunga pertica infiorata, quasi a fungere da araldi, marcano l'arrivo al poggio ponendosi ai lati del passaggio della Madonna mentre viene issata sulla base. Il primo poggio viene effettuato all'uscita del centro abitato di Viggiano, un poggio importante dal punto di vista simbolico e rituale perché segna la separazione dal paese: la Madonna è sistemata sulla base facendo attenzione che rivolga al paese il volto come saluto. I fedeli suonatori di zampogne, ciaramelle, organetti e tamburelli, che si spostano continuamente lungo la processione, offrono ad ogni poggio suonate e la cantate alla Madonna. Ai poggi vengono anche offerti, di volta in volta, piccoli rinfreschi e vino e acqua ed è tradizione che le case agricole in prossimità del poggio offrano caffè o latte appena munto a portatori e pellegrini.

Fra i fedeli di tutte le età che seguono la processione a volte, ma sempre più raramente, si incontra qualcuno che si avvia a piedi scalzi per una richiesta di grazia o di espiazione dei propri peccati. Ancora oggi alcuni pellegrini portano sul capo complesse e pesanti costruzioni di candele, le cinte, anche se questa tradizione sta ormai lentamente scomparendo. La parte finale del percorso si inoltra in un vecchio tratturo nel bosco, un cammino segnato dal tempo impervio e faticoso, qui per i portatori lo sforzo è enorme, la Madonna avanza con cambi di portatori molto ravvicinati, i fedeli incitano i portatori con acclamazioni alla Madonna ed è uso raccogliere, lungo il percorso del pellegrinaggio, ciottoli da trasportare e poi depositare lungo la via in prossimità del santuario. Quando dalla cima del monte, all'altezza della Piana Bonocore, si vede il corteo con la Madonna inerpicarsi sull'ultimo tratto del tratturo cominciano a scoppiare fuochi d'artificio per accogliere e festeggiare la Madonna e il suo seguito.

Lungo l'ultimo tratto del percorso aumentano gradualmente i suonatori provenienti anche da altre zone circostanti e si sparpagliano in mezzo ai pellegrini sostenendoli ed incitandoli con la loro musica. Si apre così davanti ai pellegrini l'ultima corsa verso la Madonna Nera di Viggiano. L'arrivo della statua alla piccola chiesetta che attende con le porte aperte segna un momento intensissimo: è tradizione che i soli portatori entrino per primi e sfoghino la loro gioia e fatica davanti alla Madonna a loro affidata e giunta sana e salva nella sua casa, mentre i fedeli assistono e attendono sul sagrato il loro turno per salutare la Madre Divina. Una volta giunti, non rimane che compiere i tre giri rituali intorno alla Chiesetta baciandone i quattro angoli perimetrali esterni e poggiare ancora una volta alla teca della Madonna una immaginetta, un fazzoletto, un fiore da riportare a casa per assicurarsi la sua protezione. Conclude il pellegrinaggio il pranzo nel bosco circostante, ma la Madonna Nera non rimarrà sola nella chiesetta sul sacro monte, perché a partire dalla prima domenica di maggio fino al suo ritorno a Viggiano, i fedeli continuano a ritornare a farle visita e il monte diventa meta di passeggiate e scampagnate.

Traslazione di ritorno - prima domenica di settembre

Con la prima domenica di settembre si completa l'itinerario circolare della Madonna Nera del Sacro Monte. La notte del sabato i fedeli salgono alla chiesetta sul Monte per salutare ancora una volta la Madonna e ripetere i tre giri rituali intorno al Santuario, molti pellegrini vegliano fino ad aspettare l'alba tra canti, suoni e preghiere. La mattina della domenica, all'alba, rincomincia il percorso inverso per tornare alla Chiesa Madre di Viggiano. I portatori di Viggiano portano la Madonna fuori dalla Chiesetta sul monte per poi affidarla, per 100 metri, alla squadra di Caggiano. Si ripercorre così il cammino dell'andata, con una suddivisione attenta dei tratti fra i portatori e le soste ai vari poggi, mentre i fedeli anticipano e circondano la Madonna lungo la strada. La discesa è più difficile della salita: il grande sforzo si concentra sul riuscire a scendere per la ripida via senza che il peso della Madonna sfugga al controllo di chi è sotto. I portatori di cinte aumentano e danzano al suono di zampogne, ciaramelle ed organetti. Al fiume Alli la Madonna passa ai portatori dei paesi di "perdonanza", è uno scambio serrato che crea eccitazione e, si dice, in passato abbia generato seri momenti di tensione. Ripreso finalmente il cammino sull'asfalto la processione arriva all'entrata di Viggiano, al primo poggio, dove le autorità ecclesiastiche e civili la accolgono in festa, qui viene celebrata una messa al termine della quale riprende la lunga processione verso la Basilica, accompagnata dalla banda e da una moltitudine di fedeli. Viggiano è trasformata, addobbata di archi di luminarie e piena di bancarelle di ogni tipo: oltre 60 mila persone accorrono ogni anno dai paesi di perdonanza e dalle zone limitrofe, arrangiandosi alla meglio, magari dormendo in macchina o in alloggi di fortuna. Giunti alla Chiesa Madre, la Madonna viene lentamente riportata dentro dai portatori che la consegnano alle autorità ecclesiastiche: con infinita cautela la Statua viene estratta dalla teca ricollocata sull'altare maggiore.

La Chiesa di S. Maria della Pietra

La Chiesa rupestre di S. Maria la Preta o della Pietra, in contrada S. Barbara, è stata fondata nel IX secolo AD, dai monaci basiliani in fuga dalla Sicilia, all'epoca occupata dai Saraceni; la struttura, venne rifatta dopo il Mille, durante il periodo normanno.

E' la più antica Chiesa di Viggiano, di cui rimangono poche rovine, sopra un ciclopico bastione di viva roccia a strapiombo sul torrente Casale, affluente dell'Agri.
Intorno a questo eremo sorse il primo agglomerato del borgo viggianese, i cui abitanti furono educati al lavoro e alla devozione mariana dai basiliani.
Il complesso monastico è noto per le poche notizie conservate nei Registri Angioini e relative al possesso, da parte del monastero, del casale o Chiesa di S. Giuliano nel 1269. Successivamente, il monastero è turbato nel possesso del casale e, nel 1278, la Curia angioina interviene con un Mandatum quod non turbent abbatem et conventum Sancte Marie de Petra super possessione Casalis S. Juliani

Non si conosce, come S. Giuliano sia pervenuta al monastero benedettino, ma il rapporto tra i due insediamenti merita un approfondimento. La Chiesa di S. Giuliano, ricostruita da S. Luca da Armento prima del 984 e che, indicata presso Agromonte o Armento, più credibilmente, va collocata nei pressi di Grumento e precisamente sotto l'attuale Saponara, ove la contrada omonima ne tramanda il toponimo.
Il Ramagli ne attesta l'esistenza ancora nel sec. XVI, con la dedicazione di S. Giuliano, nella contrada de li Rungi.
Il cospicuo patrimonio, annesso a S. Giuliano deve aver costituito la maggiore rendita del monastero di S. Maria de Petra. Non si conosce come questo ne sia entrato in possesso ma si potrebbe collegare al processo di latinizzazione dei piccoli monasteri italo-greci presenti tra le Valli dell'Agri e del Sinni.

All'epoca angioina appartiene l'attestazione, nel 1395, di un abate Ioh. de Curio, Ab. S. Marie de Petra Ord. S. Ben (Monasticon, III, 203), che costituisce finora l'ultima testimonianza di una comunità ancora autonoma che agli inizi del sec. XVI è annessa alla Congregazione di Monte Oliveto.
Non si conoscono le modalità di estinzione della comunità e neanche le circostanze in cui S. Maria de Petra perde il possesso del Casale di S. Giuliano, che nel 1562, risulta in possesso della Chiesa di S. Maria di Nazareth di Barletta.
La struttura della porta superiore della Chiesa, con vecchie incisioni sugli stipiti, era così descritta dal Caputi: una metà è fregiata di tabernacoli, rosette, sfingi e, alle cimase, teste umane, gigli ed un cinghiale; monumento di stile arabo del sec. XII; un'altra metà chiude l'arco a sesto acuto, in cui è solo una rosa e una croce su tre monticoli di mani e di epoche diverse, accomodandosi alle rifatte fabbriche con due sottani a volta, che ancora restano. La tradizione vi ammette gli eremiti, come solevano chiamarsi i monaci basiliani nelle solitudini della campagna, non essendovi spranna di terra libera della loro presenza e dei monaci basiliani nelle grandi immigrazioni prima e dopo dell'ottavo secolo.
Nelle vicissitudini dei tempi la Chiesa passò alle dipendenze del Monastero olivetano di S. Maria della Giustizia in Taranto e, nel 1482, fu annessa all'Abbazia di Monteoliveto.
E' probabile che i monaci trovino il complesso in uno stato di degrado tale da preferire costruire una nuova chiesa di ridotte dimensioni piuttosto che restaurare l'edificio primitivo, probabilmente più ampio.
L'antico complesso monastico, si riduce, all'inizio del XVI sec., alla sola Chiesa formata dall'odierna unica aula, con due portali d'ingresso, uno sulla facciata corta rivolta verso la valle, l'altro sulla facciata lunga, rivolta verso il paese.
Nel 1599 fu rimossa dal padre della comunità religiosa di Taranto don Bartolomeo, il quale inflisse, il 5 gennaio 1600, la pena ai monaci della Curia T. (Terrae) Vegiani.