Il Parco Nazionale del Pollino si estende su 192.565,00 ettari di terreno ed è posto a cavallo tra due regioni, la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria. Inoltre spazia dal mar Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino a Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco, e di Lanzo, ai Piani del Pollino, dai fiumi Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. L'intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell'Orsomarso. La catena montuosa che fa parte dell'Appennino meridionale a confine con la Basilicata e la Calabria vanta le vette più alte del Sud Italia le quali rimangono innevate per un lungo periodo che inizia a partire dal mese di novembre e finisce nel mese di maggio con lo sciogliersi della prima neve. L'altezza delle sue vette arriva a quota 2.200 mt slm. L'area naturale è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine tettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.
Il Parco del Pollino, grazie alle sue preziose ricchezze e bellezze che gelosamente custodisce è oggi considerato l'area protetta più estesa d'Italia. Lungo è stato il percorso che ha portato alla sua formazione e grande promotrice è stata la sezione W.W.F. di Matera soprattutto nella persona di Mario Tommaselli che con la sua grande sensibilità e amore per la cultura e l'ambiente ha favorito la formazione di un gruppo di intelletuali che hanno lottato per anni se non per decenni per annullare le iniziative speculative di amministrazioni locali e imprese spesso legate a ambienti a volte mafiosi. Difatti un progetto che stava per essere realizzato negli anni 70 e 80 era l'edificazione di un villaggio di alta montagna con decine di piste di sci con autostrade che avrebbero dovuto raggiungere le vette del massiccio montagnoso. Fortunatamente dopo anni di sacrifici e di lotte anche legali l'istituzione del parco è stata ratificata dal parlamento italiano e al di là di ogni aspettativa oltre al massiccio del Pollino il parco è stato esteso fino a includere il magnifico Monte Alpi e vicino gruppo montuoso di Orsomarso. Grazie Mario Tommaselli, grazie da parte tutti coloro che hanno condiviso con te le lotte e i sacrifici per la realizzazione di questo grande sogno.
Il Parco nazionale del Pollino ultimo avamposto a Sud, tra Calabria e Basilicata custodisce paesaggi incontaminati che associati ai valori culturali e umani gelosamente conservati dalla popolazione locale fa di questi posti degli angoli di paradiso unici ed incredibilmente affascinanti. Il Parco del Pollino vanta panorami selvaggi, dove alba e tramonto assumono colori trascendentali. Partendo per esempio da Fosso Jannace si entra in un sentiero che si snoda lungo i bordi del torrente che si attraversa più volte mediante ponti di legno. Nel corso della passeggiata è possibile ammirare esemplari di Abete bianco e di Acero, oltre ai numerosi faggi presenti sul posto. Continuando a camminare per un paio d'ore si arriva alle Radure del Piano Iannace e indi alla sorgente Pittaccurc'. Procedendo lungo i pendii senza percorso obbligato si attraversano i piani del Pollino in direzione della Grande Porta (mt. 1954) e qui lasciatevi incantare da un paesaggio meraviglioso incorniciato dai Pini Loricati. Si attraversa il Giardino degli Dei fino ad arrivare al crinale della Serra di Crispo e da qui si possono osservare la costa jonica e altre zone della Basilicata. Per il ritorno si effettua il percorso inverso e si scende verso il Santuario della Madonna del Pollino, per ammirare l'alta valle del Frido e del Mercure.
Un altro percorso che stuzzica la curiosità per più esperti, può essere fatto partendo dal Colle dell'Impiso per poi scendere verso i Piani di Vacquarro. La strada costeggia il torrente Frida che si abbandona per risalire verso la sorgente Spezzavummula e poi si procede verso il Piano Gaudolino. Dal colle Gaudolino un sentiero abbastanza erto sale lungo il versante occidentale del Monte Pollino fino ad arrivare alla cresta sud-ovest. Si attraversa una faggeta che è stata distrutta nel 1993 da una valanga e si arriva alla cima del Monte Pollino la seconda per essere più precisi in ordine di altezza. Arrivati a questa altezza il panorama abbraccia i costoni rocciosi ricchi di Pini Loricati. Per chi è interessato a vedere l'Aquila e il Falco pellegrino questa è la zona migliore per farlo. Poco distante dalla vetta del Monte Pollino c'è un'ampia dolina (fenomeno del carsismo) dove il turista può osservare un nevaio anche fino ai primi giorni di agosto.
Partendo da Piano Ruggio si attraversa il pianoro e si arriva a Belvedere del Malvento. Da qui si imbocca un sentiero che sale sul costone sud-ovest della montagna e si arriva a quota 2000 mt e si cammina per circa 2 km in vetta e attraversandola tutta si gode della vista delle altre montagne e della Calabria. Dalla vetta si scende verso il versante nord della montagna e si raggiunge il Colle dell'Impiso. Questo percorso è ideale per i più esperti o comunque fatto con guide alpine.
Partendo da Colle dell'Impiso si scende verso i Piani di Vacquarro. Salendo si arriva nel Bosco di Chiaromonte e si procede verso i Piani di Pollino. La passeggiata è ideale farla soprattutto in primavera per godere la vista di spettacolari fioriture. Procedendo in salita verso il Sella Dolcedorme a 2000 mt d'altezza si prende il sentiero che permette di arrivare alla vetta più alta dell'Appennino meridionale precisamente a quota 2.267 mt. slm. Una escursione che vale la pena fare se accompagnati da persone esperte o da guide alpine.
L'escursione alle Gole del Raganello è una delle esperienze da perdere. Quest'angolo incontaminato, al confine tra Calabria e Basilicata, oltre ad essere una riserva naturale protetta del Parco Nazionale del Pollino, è frequentata per praticare canyoning, una sorta di trekking acquatico tra rocce multicolori levigate dall'acqua e dal vento.
Il percorso delle Gole del Raganello inizia a quota 750 metri, nei dintorni della sorgente Lamia, ed è lungo circa 13 km e profondo fino a 400 metri di altezza. Il canyon attraversa i paesi di San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria e termina a Civita, in corrispondenza del Ponte del Diavolo, un'opera architettonica che nasconde una curiosa leggenda sulla sua costruzione.
Le Gole del Raganello costituiscono un canyon, lungo circa 17 km, che si diparte dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere un'area attigua all'abitato di Civita, dove sorge il caratteristico Ponte del Diavolo. Qui il corso del torrente Raganello diventa più regolare e scorre lungo una valle più aperta che si mantiene tale fino alla foce. Il canyon del Raganello viene distinto dagli esperti in due parti: le Gole alte e le Gole basse.
Le Gole alte del Raganello o Gole di Barile si dipartono dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere la cosiddetta Scala di Barile, nei pressi dell'abitato di San Lorenzo Bellizzi, in un percorso di circa 9 km. La conformazione del torrente è molto accidentata, ma di grande interesse naturalistico ed escursionistico. Il canyon è costituito da due imponenti pareti rocciose: la Timpa di Porace-Cassano e la Timpa di San Lorenzo (1652 m). Esse sovrastano il torrente per un'altezza di circa 600-700 metri. Il percorso è costituito da rocce multicolori, levigate per secoli dalle acque che scorrono lungo questo corso. Gli escursionisti possono percorrere il canyon, con l'ausilio di semplici dispositivi di autoassicurazione (caschi rigidi, corde, moschettoni), riuscendo a contemplare scenari di ispirazione dantesca: il Grande Diedro, il Masso delle Rudiste, la Sorgente degli Equiseti, l'Anfiteatro del Diavolo.
Le Gole basse del Raganello si dipartono dalla zona Pietraponte, dove si erge il Ponte omonimo, un singolare macigno incastonato tra le pareti, fino a raggiungere la zona sottostante lo spettacolare Ponte del Diavolo, nei pressi di Civita, in un percorso di circa 8 km. Gli accorgimenti per gli escursionisti e per chiunque abbia il piacere di contemplare questi incantevoli paradisi del torrentismo sono i medesimi. Il percorso è simile per conformazione a quello superiore, ma più difficoltoso da percorrere, data la maggiore quantità d'acqua del bacino e la presenza di punti maggiormente scoscesi e accidentati: la Forra d'Ilice, la Conca degli Oleandri, la Tetra Fenditura, la Frana Ciclopica.