Monte Sant'Angelo

Parco Nazionale del Gargano


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Monte Sant’Angelo è conosciuta in tutto il mondo per la sua storia religiosa, divenendo meta d’obbligo nei pellegrinaggi micaelici. Santi, imperatori, papi, re o semplici fedeli sono giunti fin qui per inginocchiarsi davanti all’altare dell’Arcangelo Michele.

Il centro abitato è il più elevato del Gargano (843 m.) ed è situato in una mirabile posizione panoramica su uno sperone a sud del promontorio, con vista mozzafiato aperta ad ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia. Sede del Parco Nazionale del Gargano e Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, la vita della cittadina è concentrata intorno al Santuario di San Michele Arcangelo, realizzato tra il V-VI secolo quando, secondo la tradizione, sarebbero avvenute le apparizioni dell’arcangelo in una grotta. I Longobardi, che in quel periodo dominavano nell’Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. In breve tempo divenne un centro rinomato in tutta la Cristianità e meta obbligata, non solo per i pellegrini di tutta Europa, ma anche per i Crociati in partenza per Gerusalemme. L’abitato ha forma allungata attorno all’asse costituito dalla via Manfredi; questa si riconnette sul lato occidentale della cittadina alla statale verso San Giovanni Rotondo e sul lato orientale ad una diramazione della statale Garganica.

Santuario di San Michele - Monte Sant'Angelo

L’origine del Santuario di San Michele si può collocare tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. Antiche fonti scritte ne rendono testimonianza: una lettera inviata dal papa Gelasio I nel 493/494 a Giusto, vescovo di Larino, un’altra lettera dello stesso Pontefice ad Herculentius, vescovo di Potenza (492 – 496) e ancora una nota riportata dal Martirologio Geronimiano sotto la data del 29 settembre. Ma è il "Liber de Apparitione Santi Michaelis" in Monte Gargano, la cui stesura risale all’VIII secolo, che ricostruisce in maniera precisa e suggestiva insieme i fatti miracolosi che diedero origine al culto dell’Arcangelo Michele sul Gargano. Esso è legato alla memoria di quattro apparizioni avvenute nel corso dei secoli, che sono narrate con straordinaria e commossa vivacità e recano testimonianza dei fatti miracolosi che qui accaddero.

La Basilica

Entrati attraverso il portale romanico, ci troviamo all’interno della Basilica, nel luogo prescelto da S. Michele. La Chiesa è ben distinta in due parti: la parte all’entrata costruita in muratura, chiamata la Navata Angioina e l’altra una spelonca aperta dalla natura stessa nella roccia calcarea. Appena entrati, a destra, troviamo un piccolo altare, eretto in onore di S. Francesco: ne ricorda la sua visita al Santuario, compiuta nel lontano 1216. Superato di pochi passi l’altare di S. Francesco, si apre davanti al visitatore la caverna, dall’irregolare volta rocciosa, che nell’arco dei secoli ha accolto milioni di pellegrini.

Le Cripte

La parte più suggestiva delle antiche costruzioni del santuario sono le Cripte. Questi ambienti risalgono all’epoca longobarda e sono ritornati alla luce in seguito a scavi negli anni 1949-1960. Una volta servivano come l’ingresso alla Grotta e furono definitivamente abbandonati nel secolo XIII, all’epoca delle costruzioni angioine. Numerose iscrizioni lungo le pareti delle “cripte”, talune a caratteri runici, testimoniano il notevole afflusso dei pellegrini provenienti da tutta l’Europa fin dall’epoca longobarda. Le cripte sono composte da due ambienti le cui strutture realizzate in due fasi immediatamente successive l’una all’altra. Alcune iscrizioni murarie identificate nel 1974 hanno reso possibile datare le costruzioni tra la fine del VII e l’inizio del secolo VIII.
Le cripte, lunghe circa 60 metri, si sviluppano fin sotto il pavimento della Basilica. La prima parte delle ha la forma di una galleria porticata, articolata in otto campate rettangolari. In questo suggestivo ambiente, sono state esposte diverse sculture provenienti dagli scavi del santuario, dall’ex chiesa di S. Pietro e dalle rovine dell’abbazia benedettina di S. Maria di Pulsano. Tutti i reperti qui esposti sono databili dal secolo VII fino al secolo XV. Passando attraverso l’apertura scavata nel muro di sostegno, ci troviamo nell’altro ambiente di epoca longobarda, (con evidenti tracce delle costruzioni pre-longobarde) diviso in due ampie navate.
Questi ambienti sono stati separati definitivamente dalla Sacra Grotta verso gli anni 1270-1275, quando gli Angioini, con le nuove costruzioni, diedero al Santuario l’assetto attuale, sacrificando le precedenti opere innalzate in onore di San Michele Arcangelo.

Museo Devozionale

Nel novembre del 1989 è stato aperto il museo devozionale che ha sede negli ambienti adiacenti ad un locale di oggetti ricordo. Scopo del museo è raccogliere e mettere in mostra per i visitatori i diversi oggetti che testimoniano il culto verso San Michele Arcangelo. Si tratta in gran parte di doni offerti al Santuario dai pellegrini nel corso della sua storia secolare, come segno di riconoscenza per le grazie ricevute. Gli oggetti sono esposti nel corridoio e in quattro sale che compongono gli spazi del museo.